Bambini: lo stato dell’arte
Articolo storico, giugno 2019
Conosco i bambini, conosco le loro dinamiche, conosco alcune delle azioni in grado di favorire un’ evoluzione positiva dei loro comportamenti rispetto all’autonomia, allo sviluppo delle competenze, al benessere e all’espressività nei vari linguaggi. Soprattutto osservo molto i bambini nelle loro attività, nei loro giochi; interrogandomi in merito alle strategie che essi pongono in atto. Mi soffermo spesso a guardarli, domandandomi se i bambini sono più o meno autentici e spontanei nelle loro
sperimentazioni, nei loro giochi o piuttosto tendono a riproporre meccanismi e comportamenti non originali. Cerco di immaginare se ciò che fanno è riferito al loro carattere ed ai loro pensieri o tende, invece a riproporre comportamenti “un pò tutti uguali “ che spesso corrispondono ad una sorta di “moda del momento ” o comportamenti premiati sul piano dell’accettazione sociale. Tutto questo mi è indispensabile per progettare e costruire delle attività che siano davvero utili al miglior sviluppo di ciascuno. Naturalmente quanto sto riferendo in merito al rappresentarsi è sempre accaduto, magari con gradi diversi,perché ognuno di noi, volente o nolente, è sempre condizionato dalla realtà e dal momento storico che vive. L’importante è esserne consapevoli .
Ma qualcosa ora è cambiato
Mi sento di dire che non è più la stessa cosa: qualcosa è cambiato. Soprattutto da quando i bambini hanno avuto un accesso facilitato alle tecnologie e agli spazi virtuali sin dai primissimi anni di vita. Da quanto i bambini usano, già da piccini e per molto tempo, i giochi elettronici ,oppure i telefoni ,diventando sempre di più “giovanissimi esperti” di tecnologia. Queste riflessioni possono risultare inutili per coloro che hanno meno dimestichezza con le indicazioni relative allo sviluppo del pensiero del bambino –per come lo descrive Piaget – e probabilmente non hanno avuto modo di approfondire le caratteristiche del primo stadio di pensiero definito dallo studioso ” senso motorio “. Per molti dire che il proprio figlio è “abile con la tecnologia “oppure ” è tranquillo solo se fa quello ” è qualcosa di fantastico; invece a mio avviso- senza assolutamente demonizzare la tecnologia che deve diventare risorsa per tutti , una riflessione va fatta proprio ricordando gli studi fondanti di Jean Piaget che ricordava che un bambino nei primi anni di vista ha una tipologia di apprendimento molto legata all’azione concreta, al fare e rifare operativo in una dimensione che comprende un “allenamento” di tutta la sensorialità.Ogni bambino deve poter toccare, annusare,gustare, vedere ed imparare ad osservare, sentire i suoni ed i silenzi e tanto altro ancora. Sostituire precocemente questo tipo di esperienza con altro, potrebbe impedire di costruire dei prerequisiti necessari .
Bene o male
La tecnologia resta un qualcosa di nuovo che probabilmente troverà alcuni completamente d’accordo ed altri più “tiepidi ” e dubbiosi. Oggi non sia può dire che la tecnologia non serva, perché sappiamo tutti che stiamo dirigendoci verso un futuro nel quale la tecnologia la farà da padrone, ma porsi delle domande potrebbe essere utile. Forse le domande più opportune, se vogliamo stare su un focus educativo riguardano :
-
a che età ?
-
come ?
-
per quanto tempo ?
-
per che cosa ?
Personalmente
trovo che
questa questione
non sia
stata affrontata
ancora con
la dovuta
cura, tanto che la
maggior parte della gente si limita a dire ” non stare tanto al
telefono “, ma di fatto non si rende conto di quanto questa
“immersione nel virtuale “, per quanto breve , possa
influenzare la crescita del bambino ed i modelli di riferimento
che introietta .
Allora che fare ?
Forse, anche strizzando l’occhio alle società più avanzate tecnologicamente (come, per esempio, quella Giapponese ) potremmo dire che nei primi anni di vista e sicuramente fino agli 8 – 10 anni la tecnologia è bene che va data con il contagocce e in contesti che vedano comunque presente l’adulto. Ciò che invece è necessario nei primi anni, sempre rifacendoci alle indicazioni di Piaget che parla di intelligenza “ senso motoria “ è offrire al bambino ed alla bambina occasioni significative per fare esperienze concrete con i colori, i materiali, le terre, le stoffe , le storie …senza puntare subito l’attenzione sui risultati, ma stimolando piuttosto a “ stare sulle esperienze “ e monitorandone processi e relative scoperte. Quest’attenzione permetterà al bambino di costruirsi un Metodo, molto efficace , per rapportarsi alla conoscenza. Un Metodo che gli servirà per tutta la vita !
Fattoria delle ginestre
Questo è uno degli impegni che caratterizza l’ azione di Fattoria delle ginestre che si propone come vero spazio di educazione in natura, attraverso lo strumento del “ fare “, del gioco e della sperimentazione. Rifacendosi alle indicazioni metodologiche di Bruno Munari – icona di creatività – accompagna i bambini in una fase molto delicata della loro crescita con proposte attive durante tutto l’anno , che possono interagire con le altre agenzia educative. Fattoria delle ginestre diventa un vero presidio permanente di educazione creativa e, in questo particolare momento, anche una sorta di “ antidoto” rispetto ad un uso eccessivo e talvolta totalizzante della tecnologia .
Silvana Sperati Per Fattoria delle ginestre ( giugno, 2019 )