La scomodità della comodita’

Credo che tutti noi saremo d’accordo nel dire che la comodità è una condizione migliore della scomodità. E’ evidente che una sedia comoda è preferibile ad una scomoda.

Però se proviamo ad estendere questo concetto in area educativa potremmo accorgerci che non sempre è così.

Sappiamo che il bambino impara attraverso l’esperienza, ma l’esperienza non può solo essere raccontata ed ascoltata: perché sia realmente occasione d’apprendimento profondo l’esperienza va vissuta.

E’ camminando che s’impara a farlo e, man mano , si specializzano i movimenti , si scoprono variazioni a seconda delle circostanze con le quali ci poniamo in relazione.

Lo stesso accade per il disegno: il bambino ha necessità di sperimentare strumenti e supporti , di provare e riprovare per poter trovare un suo stile ed una sua espressività .

I due semplicissimi esempi ci permettono d’ osservare che una situazione in cui tutto risulta facile – quindi potenzialmente più comodo – potrebbe non essere così efficace per la migliore crescita del soggetto.

Si comincia a camminare meno – perché fa freddo, perché piove, perché siamo stanchi, perché siamo in ritardo… – così diventiamo meno agili, abbiamo meno possibilità d’osservare da vicino la città, non incontriamo i negozianti o gli atri abitanti del quartiere, andando inevitabilmente a “restringere” i nostri rapporti sociali.

Non abbiamo la possibilità di sperimentare adeguatamente segni, texture e colori – magari perché non ne compendiamo il valore o abbiamo l’abitudine di usare dei prestampati su cui inserire semplicemente del colore ( il verbo colorare che, troppo spesso, sostituisce dipingere). Difficilmente svilupperò un’attenzione per l’espressione grafica ,probabilmente non elaborerò uno stile personale e ben presto abbandonerò fogli e colori perché mi sarò annoiato .

Tutto questo per riflettere con voi intorno al tema della comodità, della non voglia di faticare, spesso del domandare all’adulto di fare al posto suo.

Me lo apri ?E’ meglio rispondere “ si certo” ? Oppure “proviamo assieme, vedrai che ce la puoi fare , abbi pazienza”?

Prendiamo l’auto ? Dai è una bella giornata facciamo due passi ci divertiremo di più. 

Devo fare una ricerca, non soffermiamoci solo su quello che si può reperire facilmente nel web, andiamo in biblioteca e proviamo a sviluppare una ricerca più articolata. oppure andiamo direttamente a trovare un esperto in questo settore, chissà quante cose ci potrà insegnare .

Mi scrivi ? Un messaggio ? No, una lettera per favore , hai più tempo per soffermarti e per raccontarmi il tuo pensiero.

Detto questo non voglio criticare la comodità e neppure la tecnologia. Non è questo il focus del mio pensiero; orientato bensì a far riscoprire il piacere e la necessità, sul piano dell’apprendimento reale, del fare in prima persona.

Il gusto del provare e riprovare, fino a quando ci si accorge che va bene così. La soddisfazione d’imparare.

Per provare a convincervi tenterò di farvi intravedere cosa, talvolta, possiamo osservare quando i bambini possono usufruire meno di queste possibilità d’azione diretta. Molti educatori osservano bambini apatici, svogliati, poco concentrati, pigri, con scarsa motivazione, che preferiscono rimanere davanti al video per buona parte della giornata. E mi fermo qui perché non è un bel pensiero.

Silvana Sperati, Fattoria delle ginestre, 2024  


 

I contenuti di questo sito internet sono protetti.