Le parole

Le parole

Non solo descrivono oggetti, azioni, stati d’animo …ma le parole “costruiscono” anche il mondo intorno a noi. Il mondo a cui ci riferiamo ed entro al quale ci muoviamo. Noi possiamo esprimerci e comprendere solo a partire dalle parole che padroneggiamo. Ma quali sono le parole che pronunciamo più spesso? Cosa narrano queste parole? Cosa dicono di noi ? Esse, naturalmente cambiano a seconda dei periodi della storia e della nostra vita .Prestateci attenzione. Senza che ce ne rendiamo conto alcune cadano in disuso, oppure assumono connotazione e valori diversi.

Pensiamo per esempio alla parola ” rispetto “.

La sentite pronunciare spesso? E quale mondo dipinge oggi tale parola? E’ necessaria oppure obsoleta? Credo che al momento attuale abbia un po’ perso valore, forse non la si ritiene più necessaria? Il termine “rispetto” evoca un mondo di obblighi, di verifiche, anche di limiti o di scelte imprescindibili, magari anche di rinunce …? Ma forse in questa parola non vi è anche ascolto, cura, accoglienza, tempo dedicato, valore, limite …? Allora si potrebbe dire che a seconda di come si percepisce una parola è possibile aprire un mondo piuttosto che un altro. Non trovate?

Forse vi potreste domandare questi argomenti che attinenza abbiamo con la didattica creativa riferita ai bambini che noi proponiamo ?

Secondo me si tratta di un tema assolutamente pertinente, perché riguarda la potenza e la forza generativa della parola e quindi dello stesso modo di pensare. Il bambino quando impara a parlare considera la parola una sorta di etichetta verbale che sostituisce l’ oggetto. Prima conoscerà concretamente l’oggetto mela e successivamente basterà la parola per evocare l’oggetto assente. Ciò sta alla base della costruzione del pensiero astratto. Perciò possiamo dire la parola “descrive il mondo fenomenico ” del bambino. Ma le parole sono necessarie anche per descrivere i bisogni, gli stati d’animo ,i desideri, le emozioni e per interagire con gli altri e tutto ciò non può essere sintetizzato sono nei termini “ bello – brutto oppure buono- cattivo” .

Pertanto risulta importate che già nei primi anni il bambino possa fruire di una ricchezza verbale che può verosimilmente arrivare da un giusto linguaggio dell’adulto, da una interessante interazione verbale con i pari, dalle giuste letture…

Un’attenzione di questo tipo – promossa da sempre da Fattoria delle ginestre – costituisce un presupposto molto interessante per affrontare alfabeti e racconti più complessi e anche per fruire pienamente della poesia o della narrativa, comprendendo il significato che un artista vuole attribuire ad una frase scegliendo una parola piuttosto che un’altra. In un periodo nel quale si riserva sempre meno importanza alle parole e al loro valore nella crescita armoniosa di un individuo ( è nota la rilevazione svolta nel 1976 : il linguista Tullio De Mauro aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1.600. Ripetuto il sondaggio venti anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole ) risulta fondamentale riflettere sulla necessita di costruire o ricostruire un linguaggio più ampio ed articolato.

Da sempre noi prestiamo attenzione al linguaggio che utilizziamo quando parliamo con i bambini e da sempre creiamo occasioni significative utili ad un apprendimento linguistico attivo e ludico attraverso la presentazione quotidiana di libri e racconti, riflettendo con i bambini sull’uso che, per esempio, un autore fa di quella particolare parola ( perché usa questa parola  al posto di un’altra ? Cosa ne pensate ? ),ma anche promuovendo numerosi laboratori dedicati al tema del libro  e del racconto ( su questo Munari fu grande Maestro ) oppure “giocando” con le parole. Le parole ci accompagnano quotidianamente, rammentando anche il valore della cultura orale e del racconto nella tradizione contadina. Tutto ciò è necessario ? Per me, oggi più che mai, risulta indispensabile.


Silvana Sperati, La Fattoria delle ginestre

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